Molto spesso in ambito lavorativo si sottovalutano i rischi legati all’utilizzo dei videoterminali. Tale problema è sicuramente aumentato nell’attuale periodo che stiamo vivendo con l’emergenza dovuta al Covid, dove sono aumentati i lavoratori in smart working e in telelavoro.
Solitamente vengono considerati maggiormente i disturbi legati alla vista e al sistema muscoloscheletrico (che non sono da sottovalutare),  ma solo raramente si considera lo “stress mentale”, che può generarsi dall’utilizzo sempre maggiore e costante di queste attrezzature.
Parlando di stress lavoro correlato risulta quindi importante analizzare anche questa tipologia di stress per il videoterminalista (ovvero quel lavoratore che utilizza attrezzature con videoterminali, in modo sistematico o abituale, per almeno venti ore settimanali).

In ambito lavorativo è dunque importante andare a studiare il “carico mentale”, ovvero l’insieme di fattori che contribuiscono all’attivazione mentale, o a stati di sottocarico o sovraccarico mentale. È un effetto dell’attività svolta, sia a livello fisico che intellettivo, ma è può essere anche il risultato di fattori esterni come organizzativi, ambientali e sociali, influenzati anche da fattori personali come ad esempio l’abilità di utilizzo, l’interesse, la capacità stessa di gestire il lavoro.
In presenza di condizioni di sovraccarico mentale, nel lavoratore possono manifestarsi sensazioni di fatica, maggiore propensione agli errori, rapporto sfavorevole tra prestazioni e sforzo, difficoltà di apprendimento, sensazione di stanchezza, calo delle prestazioni, etc. ed è questo aspetto che va monitorato e evitato.
In particolare, i lavoratori possono vedere compromessa in maniera duratura nel tempo la propria capacità di reagire ed adattarsi agli eventi in maniera positiva. Gli stati di affaticamento mentale, protratti nel tempo, portano inoltre a stati emozionali negativi che possono essere rivolti al compito stesso o ai diversi aspetti dell’ambiente di lavoro. In condizioni estreme questi stati di fatica mentale rendono impossibile il proseguimento dell’attività.
Risulta quindi sempre fondamentale porre al centro il “benessere del lavoratore” e anche nel caso dello stress mentale correlato è importante effettuare una corretta progettazione dell’attività lavorativa, valutando correttamente le capacità di chi svolge l’attività, sia dal punto di vista delle abilità e competenze, sia dal punto di vista delle capacità fisiche e di gestione del carico di lavoro mentale, nonché delle aspettative e della comprensione dell’attività stessa.
Inoltre è importante progettare i compiti del lavoratore in modo che si limitino i carichi di lavoro eccessivi, insufficienti o troppo elevati, cercando di promuovere la crescita di competenze e capacità, in relazione ai compiti previsti, e lo sviluppo di contatti sociali.
Infine è importante attuare in azienda, quando possibile, una rotazione dei compiti, che va ad esporre il lavoratore ad un carico mentale diverso.

I tecnici di Archimede sono in grado di assistere il datore di lavoro nella definizione di una corretta procedura lavorativa e, insieme anche ad esperti, possono effettuare una valutazione accurata della situazione stress nella vostra azienda.