L’8 Marzo come sappiamo è la Giornata internazionale dei diritti della donna, nota anche come Festa della donna; una giornata dedicata al ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo.
E anche quest’anno Inail, in concomitanza con questa festa, ha pubblicato il nuovo Dossier Donne 2022.

Il dossier offre un’analisi completa sull’andamento degli infortuni e delle malattie professionali nella sfera femminile; sia mediante un confronto fra i dati mensili degli ultimi 2 anni sia attraverso un’analisi dettagliata del quinquennio 2016-2020.

Dal documento emerge che, dal 2016 al 2019, l’incidenza degli infortuni femminili è rimasto più o meno costante, cioè circa il 36%, mentre nel 2020 vi è stato un aumento fino al 43%; questo dato probabilmente è dovuto in qualche modo alla pandemia che ci ha colpito proprio nello stesso anno.
In effetti, questo triste risultato, è da imputare soprattutto al fatto che sono aumentati i cosiddetti infortuni in itinere (cioè quegli infortuni che avvengono durante il normale percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello di lavoro, oppure durante il normale percorso che collega due luoghi di lavoro se il lavoratore ha più rapporti di lavoro), anche dovuto all’aumento dell’utilizzo del mezzo proprio per gli spostamenti casa-lavoro.

L’effetto pandemia ha influito anche sull’andamento delle malattie professionali (come dimostrato da altre analisi e documenti). Le denunce, in questo caso, sono state complessivamente 44.948 nell’anno 2020, di cui circa il 27% delle quali ha interessato le donne (12.061 casi). Questo è stato un calo rispetto al 2019, ma dobbiamo ricordare che molte delle denunce sono state rinviate proprio a causa della pandemia. Riprendendo l’analisi delle malattie professionali denunciate, la maggior parte di queste riguardano patologie muscolo- scheletriche e malattie del sistema nervoso, che risultano maggiormente presenti nelle lavoratrici piuttosto che nei lavoratori.

Per migliorare le attività di prevenzione, è quindi necessario soffermarsi un una valutazione dei rischi anche in ottica di genere, come previsto dal Testo unico (d.lgs. 81/2008) e sull’attuazione di interventi più mirati ed efficaci. Occorre quindi prestare particolare attenzione ai rischi che possono comportare effetti diversi in base al genere, e non solo, ma anche in base all’età e alla fertilità (come gli effetti delle radiazioni). L’Inail rimarca che questa differenziazione deve essere basata su dati scientifici di evidenza che possano motivare specifici fattori di aggravio di alcuni rischi o, in altri casi, motivare invece l’indifferenziazione in base al genere, richiedendo una diversa valutazione in base, ad esempio, all’età o ad altre variabili.

I nostri esperti possono aiutare nella corretta redazione e valutazione dei rischi, anche in ottica di genere, presenti nella vostra azienda.