Esistono rischi per l’utilizzo di cellulari?
In ambito lavorativo, come in quello privato, siamo circondati da dispositivi che emettono radiazioni elettromagnetiche. La comunità scientifica ha classificato i campi elettromagnetici come sospetti agenti cancerogeni ma ha correlato tale rischio alle caratteristiche del campo magnetico. Il rischio sarebbe infatti legato al riscaldamento indotto sul corpo umano ma la maggior parte dei dispositivi utilizzati quotidianamente produrrebbe riscaldamenti poco significativi, secondo l’opinione degli esperti. Situazione diversa è quella che può verificarsi in ambito lavorativo per l’effetto di cumulo con attrezzature (o attività) che espongono il lavoratore a livelli superiori rispetto a quelli considerati sicuri.
Esistono precauzioni da adottare?
Il D.lgs 159/2016 ha segnato un “giro di vite” sugli obblighi da parte del Datore di Lavoro nel mettere in atto misure di prevenzione e protezione dai rischi derivanti dai campi elettromagnetici. Si conferma comunque che tutti gli obblighi scattano unicamente alla presenza di fonti diverse da quelle ritenute sicure (e per questo definite “giustificabili”). Nessun obbligo quindi in caso di sole fonti “giustificabili” come ad esempio il telefono cellulare.
Questa la situazione “sulla carta”, contraddetta però dalla realtà stabilità dai tribunali. Il caso più recente al Tribunale di Firenze che, solo poche settimane fa, ha riconosciuto di origine lavorativa la patologia al nervo acustico diagnosticata ad un addetto alle vendite. La causa del danno sarebbe stata attribuita all’uso protratto, per motivi lavorativi, del telefono cellulare, a dispetto di tutto ciò che autorizzerebbe il Datore di lavoro a non approfondirne l’impiego quale possibile fonte di rischio per la salute dei lavoratori.
Un tema controverso quindi, di fronte al quale l’unico atteggiamento da consigliare è quello della cautela, supportata da informazioni complete e adeguate alla specifica realtà di ogni azienda.
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